VINO NUOVO IN OTRI NUOVI

Missionarietà e comunione per una Diocesi al passo con i tempi

VINO NUOVO IN OTRI NUOVI

Missionarietà e comunione per una Diocesi al passo con i tempi

La risposta adeguata alle nuove situazioni della nostra Diocesi è quella di una comunità missionaria, che è possibile e permette di includere con relativa facilità ogni persona e ogni angolo del nostro territorio. Non per questo rinunceremo a studiare il modo di mantenere nel nostro territorio una presenza di Chiesa capillare, ma sempre nella consapevolezza che la risposta vera alle problematiche pastorali può essere offerta da cristiani

  • disponibili alla comunione fra di loro,
  • desiderosi di non lasciar mancare a nessuno la testimonianza della propria fede
  • e aperti a un lavorio di conversione per assimilare questa sensibilità e questi atteggiamenti.

Naturalmente ciascuno di noi è impegnato in questa conversione secondo il ruolo che gli è affidato nella comunità.

Il Vescovo, coadiuvato dal suo presbiterio, è il punto di riferimento per l’unità della Diocesi, in modo che aderendo al suo pastore e, per mezzo del Vangelo e della Ss. Eucaristia, unita nello Spirito Santo, costituisca una Chiesa particolare, nella quale è presente e opera la Chiesa di Cristo, Una, Santa, Cattolica e Apostolica[1]. L’impegno primo del Vescovo è appunto il servizio dell’unità, che impegna lui a creare un clima di grande serenità e collaborazione e i fedeli a cercare nel riferimento alla sua persona la garanzia dell’unione con la Chiesa tutta.

Il punto nodale di una Chiesa che cerca di realizzarsi come comunità missionaria si focalizza però soprattutto intorno alla figura dei Presbiteri. Il Concilio Vaticano II aveva chiesto loro di superare una concezione individualistica del ministero sacerdotale, ma questa concezione era talmente radicata che resiste ancora oggi, a cinquant’anni da tale autorevole sollecitazione. Per liberare la Chiesa da questo atteggiamento che può apparire insuperabile,  è necessario che i fedeli imparino a non pensare al prete come al “proprio” prete, prigioniero di un’appartenenza campanilistica e che i presbiteri non indulgano troppo a considerare la propria figura come titolare di un’impresa privata. Continuano a essere attuali, anche perché non ancora universalmente attuate, le richieste del decreto conciliare sul ministero e la vita sacerdotale: L’unione tra i Presbiteri e i Vescovi è particolarmente necessaria ai nostri giorni, dato che oggi le imprese apostoliche debbono non solo rivestire forme molteplici, ma anche trascendere i limiti di una parrocchia. Nessun Presbitero è quindi in condizione di realizzare a fondo la propria missione se agisce da solo e per proprio conto, senza unire le proprie forze a quelle degli altri Presbiteri, sotto la guida di coloro che governano la Chiesa[2].Quando nella Chiesa sarà assimilata dai Presbiteri e dai laici questa convinzione, non sarà difficile servire agevolmente tutto il territorio diocesano, perché, finalmente liberi da schemi di tempi passati, si potrà pensare a raggruppamenti comunitari più ampi e più veri, oltre che a una più oculata collaborazione.

Il Concilio Vaticano II aveva anche deciso di restituire alla Chiesa il Diaconato, come proprio e permanente grado della gerarchia[3], per servire il popolo di Dio nel ministero della liturgia, della predicazione e della carità[4]. Il ministero della carità potrebbe rivelarsi una carta vincente per realizzare una Chiesa in uscita, attenta ai problemi sociali e alle concrete necessità dei poveri. Soprattutto potrebbe costruire il clima spirituale adatto per indurre alla collaborazione quanti vi si sottraggono, perché concentrati sul proprio orticello e per creare quello spirito comunitario che rende possibile l’attenzione e l’aiuto vicendevole tra le persone.

Una ricchezza enorme, anche se silenziosa, della Chiesa, sono le persone consacrate nella vita religiosa. Con il prossimo Avvento saremo invitati a un anno dedicato a scoprire la ricchezza e preziosità di questo stato di vita e fin d’ora ci diciamo quanto siano importanti i religiosi per la comunità cristiana: i religiosi sono segno della vita eterna e ricordano alla Chiesa tutta che vita e storia umana altro non sono che un pellegrinaggio verso la vita eterna, dove Dio sarà tutto in tutti. In definitiva ci invitano a concentrarci sull’essenziale, ponendo quindi le premesse necessarie per liberarci dalle troppe sovrastrutture che appesantiscono anche la vita della Chiesa.

Le indicazioni su ciò che è essenziale vengono efficacemente proposte dalla parola di Dio e dalla liturgia della Chiesa. All’interno di una vita comunitaria non sarà difficile proporre il servizio della Parola di Dio, con un’articolata attenzione alle diverse fasce di età per una catechesi organica e anche per una rinnovata proposta religiosa, secondo le concrete situazioni personali. Anche le celebrazioni liturgiche possono contribuire alla crescita comunitaria, soprattutto quando sanno aprirsi a una cerchia più ampia e con una sapiente distribuzione di orari, che permetta ai cristiani di scegliere l’offerta più confacente alle singole situazioni.

Il desiderio della nostra Diocesi è di garantire il servizio religioso ai nostri territori e offrire a tutti la possibilità di scoprire la gioia del Vangelo. Non si tratta di un’impresa impossibile, perché il Signore continua a donare con abbondanza questo vino nuovo. A noi è affidato l’impegno di non affidare il vino nuovo a otri vecchi, perché nessuno versa vino nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino nuovo spaccherà gli otri, si spanderà e gli otri andranno perduti[5].  Accoglieremo volentieri questo invito, accettando cordialmente l’impegno di essere comunità, di condividere in modo missionario con gli altri le ricchezze della nostra fede e di accogliere senza troppe resistenze i cambiamenti imposti alla nostra Chiesa dalle situazioni nuove e dal ridotto numero di vocazioni sacerdotali e religiose.

 


[1] Concilio Vaticano II, Decreto su “L’ufficio Pastorale dei Vescovi”, Christus Dominus, Roma 1965.

[2] Concilio Vaticano II, Decreto su “Il Ministero e la vita sacerdotale”, Presbiterorum Ordinis, Roma 1965.

[3] Concilio Vaticano II, Costituzione dogmatica su “La Chiesa”, 29 c, Roma 1964.

[4] Ibid. 29 a.

04-09-2014