SCAMBIO DI DONI

Nel decreto conciliare sull’ecumenismo, si afferma che: “È necessario che i cattolici con gioia riconoscano e stimino i valori veramente cristiani, promananti dal comune patrimonio, che si trovano presso i fratelli da noi separati” (Unitatis Redintegratio 4). I cristiani non cattolici possono contribuire alla nostra edificazione, per quanto compiono dalla grazia dello Spirito Santo. Infatti, “tutto ciò che è veramente cristiano, non è mai contrario ai beni della fede ad esso collegati, anzi può sempre far sì che lo stesso mistero di Cristo e della Chiesa sia raggiunto più perfettamente”.

Dopo quasi mezzo secolo, papa Francesco ha parlato di “scambio di doni” tra i cristiani di diversi confessioni. Nella Evangelii Gaudium (246), ha scritto: “Attraverso uno scambio di doni, lo Spirito può condurci sempre di più alla verità e al bene”. La sua affermazione non indica solo una possibilità teorica, ma testimonia frutti di decenni di cammino ecumenico tra le chiese, un cammino non soltanto realizzato nei vertici, ma anche nella quotidianità della vita delle comunità cristiane. Ci sono fasi diverse: dalla diffidenza o dalla semplice curiosità si passa al riconoscimento dell’altro come fratello cristiano e si impara a conoscersi; poi si inizia a frequentarsi e a pregare insieme; a questo punto si incomincia a progettare insieme e possono arrivare delle delusioni, sia perché le aspettative potevano essere troppe, sia perché emergono le differenze. È qui che subentra la necessità della “diversità riconciliata” di cui ci parla papa Francesco. Si sperimenta sul vivo che l’unità è un dono di Dio e non è il frutto di accordi o compromessi. Accogliere l’altro nel rispetto della sua tradizione è fondamentale e richiede molta umiltà.

All’inizio della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani del 2019, egli ha proposto un esame di coscienza rispetto allo “scambio di doni”: “È possibile che i doni ricevuti da Dio ci rendano ciechi ai doni dispensati ad altri cristiani. È un grave peccato sminuire o disprezzare i doni che il Signore ha concesso ad altri fratelli, credendo che costoro siano in qualche modo meno privilegiati di Dio. Se nutriamo simili pensieri, permettiamo che la stessa grazia ricevuta diventi fonte di orgoglio, di ingiustizia e di divisione”.

In questo spirito accogliamo le riflessioni preparate per il 2020 dalle Chiese cristiane di Malta e Gozo, in collaborazione il Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani ed il Consiglio Ecumenico delle Chiese. Il tema di quest’anno è: “ci trattarono con rara umanità” ed è ispirato al brano biblico relativo al naufragio di San Paolo a Malta (Atti 27,18 – 28,10). Punti centrali sono: la fede di San Paolo nella Divina Provvidenza e le virtù ecumeniche dell’ospitalità. Organizzare momenti di preghiera e collaborare per realizzare opere di carità, ma anche confronti teologici e culturali, è la strada che continueremo a percorrere se ci sta a cuore la causa dell’unità delle chiese. Le inevitabili difficoltà faranno parte del cammino e non ci dovranno stupire. Le doti di umanità, di cui parla il testo degli Atti degli Apostoli, ci rimandano alla necessità di crescere nelle relazioni personali tra cristiani di diverse confessioni; anche tra ministri delle chiese. Non sentiamoci esenti dalla necessità di crescita nel rispetto dell’altro nei rapporti ecumenici!

don Carlo Pertusati

invito incontro ecumenico – lunedì 20 gennaio, ore 21 – Asti, chiesa di Santa Caterina