ambiente e migrazioni

In sordina abbiamo vissuto all’inizio di settembre la «Giornata mondiale di preghiera per la cura del creato» istituita da Papa Francesco nel 2015: «Preghiamo in questo mese perché i politici, gli scienziati e gli economisti lavorino insieme per la protezione dei mari e degli oceani» dice Bergoglio, «la Creazione è un progetto dell’amore di Dio all’umanità» e oggi gli oceani, che custodiscono «la maggior parte dell’acqua del pianeta e anche la maggior varietà di esseri viventi», sono «minacciati da diverse cause». «La nostra solidarietà con la “casa comune” – insiste il Papa – nasce dalla nostra fede».

Questa sollecitazione richiama i temi della biodiversità a cui è dedicato il messaggio della Conferenza episcopale italiana per la 14.ma Giornata nazionale per la custodia del Creato.

Nel loro messaggio i vescovi scrivono che è «importante favorire le pratiche di coltivazione realizzate secondo lo spirito con cui il monachesimo ha reso possibile la fertilità della terra senza modificarne l’equilibrio». Ed entrano nello specifico, quasi nel tecnico: «Sarà necessario utilizzare nuove tecnologie orientate a valorizzare, per quanto possibile, il biologico. Sarà altresì importante conoscere e favorire le istituzioni universitarie e gli enti di ricerca, che studiano la biodiversità e operano per la conservazione di specie vegetali e animali in via di estinzione».

Queste sollecitazioni precedono di poche settimane il Sinodo speciale dei vescovi su «Amazzonia: nuovi cammini per la Chiesa e per una ecologia integrale» che si terrà in Vaticano dal 6 al 27 ottobre e che vedrà appunto il tema del creato al centro dei lavori.

Da tutto questo nasce un’attenzione ecologica ed ecumenica insieme. Settembre è, in queste sottolineature, un «Tempo del Creato», un mese di «preghiera e di azione» per il Creato che terminerà il 4 ottobre, festa di san Francesco d’Assisi; un tempo che si collega ad una felice intuizione, nata nel mondo ortodosso, da un’idea dell’allora patriarca di Costantinopoli Dimitrios nel 1989.

In sordina abbiamo iniziato questo tempo per il creato, ma è in cantiere la preparazione di un convegno di approfondimento sui temi di costruzione della casa comune che raccorda la custodia del creato con l’attenzione a chi bussa alla nostra porta per un futuro migliore; l’appuntamento è per il prossimo 28 settembre al Centro Culturale san Secondo di cui, quanto prima, sarà pubblicato il programma in fase di costruzione che unirà le sensibilità ambientali ai temi della migrazione come recentemente descritto da un rapporto ONU che denuncia come “Il riscaldamento globale sia una primaria causa di fame e di migrazioni”.

Una proposta di convergenza tra l’attenzione suggerita dalla 105.ma GIORNATA MONDIALE DEL MIGRANTE E DEL RIFUGIATO per capire come “I migranti, e specialmente quelli più vulnerabili, ci aiutano a leggere i “segni dei tempi” e le modalità più appropriate (come indicato dal Messaggio dei Vescovi per la 14.ma Giornata Nazionale per la Custodia del Creato) per opporsi a tante pratiche che degradano e distruggono la biodiversità: si pensi alla deforestazione, al proliferare delle monocolture, al crescente consumo di suolo o all’inquinamento che lo avvelena.

Un piccolo laboratorio locale di collaborazione tra uffici diocesani (Migrantes, pastorale sociale e del lavoro, progetto culturale) che ci aiuti a capire meglio cosa significa “cambiamenti climatici, cause, problematiche e conseguenze”, documentare come fame e migrazioni sono la prima conseguenza del riscaldamento globale determinato dallo sfruttamento del terreno, ascoltare la testimonianza di Padre Onore che con il progetto Otonga tende alla salvaguardia della foresta equatoriale e delle popolazioni che vi abitano. Ci sarà inoltre spazio per ascoltare Cesare Quaglia che attraverso la sua esperienza di cooperante in Africa vive direttamente i cambiamenti climatici, condividere il racconto dei migranti che hanno lasciato la loro terra per motivi climatici e seguire con attenzione l’impegno dei giovani astigiano che si sono attivati per l’ambiente, perché si sono mobilitati, cosa chiedono agli adulti, ai politici?

Un laboratorio che possa trovare nella rilettura della “Laudato si’ un terreno concreto per realizzare (come indicano i nostri Vescovi) “un’autentica conversione ecologica, secondo la prospettiva dell’ecologia integrale, affinché – nel dialogo e nella pace tra le diverse fedi e culture – la famiglia umana possa vivere sostenibilmente sulla terra che ci è stata donata”.